18 maggio 2008

Mio grande tesoro

LXXXVIII

Mio grande tesoro
Mio grande tesoro,
mi sento sola, sperduta e infinitamente triste. Perché hai voluto che non ci vedessimo per qualche giorno? Vedi, caro, non è che io non capisca il tuo bisogno di solitudine; ma il fatto è che troppo frequenti sono questi tuoi sbalzi d'umore. Ci sono giorni in cui mi pare di toccare il cielo col dito dalla felicità, perché tu mai ti stanchi di volermi vicina, di stringermi e sussurrarmi parole dolcissime.
Ma tu sei per me, oltre a questo paradiso, anche l'inferno, e arrivano i giorni in cui il tuo silenzio diventa troppo lungo e pesante, la tua freddezza offende il mio cuore e mi fa pensare a cose terribili.
Si dice che tutto quello che fa l'essere amato è amabile; ma quando tu non mi guardi e non mi sorridi, quando tu parli con le altre, come posso essere contenta? Come posso non aver dubbi e timori per il nostro avvenire?
Tu mi riduci, insomma, dolente e dubbiosa, senza neppur dar segno di accorgertene. Io ti amo ugualmente, mio caro, e so già che mai ti potrò dimenticare: ma vorrei che tu ti rendessi almeno conto del tuo strano modo di agire e mi parlassi con più fiducia e sincerità.
Cerca dunque di essere leale con me, te lo chiedo in nome dei nostri momenti più belli, che anche tu ricordi con tenerezza.

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