30 maggio 2008

Mio caro e adorato amore

XCVII

Mio caro e adorato amore
Mio caro e adorato amore, non mi giudicare troppo suscettibile o addirittura maniaca quando riceverai questa mia lettera.
Ho riflettuto molto, prima di decidermi, e mi sono ripetuta innumerevoli volte tutto ciò che tu hai già avuto occasione di dirmi: che sono troppo impressionabile, che non sò mai accontentarmi, che vedo ombre, mio carissimo Armando, e credo che anche tu avrai già intuito quello che stò per dirti.
Nel tuo atteggiamento c'è da qualche tempo una certa aria strana, qualcosa che rende il tuo sguardo opaco e il tuo sorriso quasi cattivo. Ti conosco troppo bene, ormai, per non accorgermi di certi cambiamenti: e questa volta si tratta di qualcosa che neppure tu vorrai negare.
Che cos'è successo, amore?
Mi pare, in certi momenti, che tu sia lontano da me, anche se le tue mani sono strette fra le mie, e penso allora che il tuo pensiero insegua una felicità a me estranea.
Tu capisci che io non posso vivere in queste condizioni: mi pare di aver diritto a un'esauriente spiegazione. È una situazione per me intollerabile: vivo nel dubbio, nel timore di perderti, nell'incertezza del domani. Devo sapere e qualunque costo: non importa se la verità mi farà soffrire, perché preferisco un dolore immenso ma definito a questa lenta pena giornaliera.
Nell'avvenire che mi aspetta accanto a te troverò certamente anche giornate burrascose, perché so benissimo che non tutti i giorni sono felici, ma devo avere la certezza che il tuo animo non mi nasconda nulla.
Solo così potremo affrontare fiduciosi la vita che ci attende.

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