20 maggio 2008

Mio carissimo

LXXXIX

Mio carissimo
Mio carissimo,
ho deciso di scriverti queste righe perché mi pare assurdo continuare in questo ridicolo, puntiglioso silenzio. Tu non ti lasci nemmeno vedere, mi sfuggi addirittura, quasi avessi paura della mia presenza.
Io capisco però che questo tuo atteggiamento non può essere naturale, perché fino a ieri tu mi hai voluto bene, tu mi hai cercata e coperta d'affetto.
Perciò anche il tuo cuore come il mio deve ora soffrire per questo distacco e piange certamente per questo silenzio. Io ti confesso che passo le giornate a struggermi e le notti a pensare a te; ma tu perché vuoi negare la tua sofferenza?
Sei orgoglioso, già tante volte l'ho notato e te l'ho detto. Il tuo orgoglio nuoce al nostro amore, non fa che portargli dolore e lascrime.
Perché ti chiudi in quell'ostinato mutismo, senza neanche volermi vedere? Se tu mi volessi veramente bene come te ne voglio io, invece di logorare il nostro amore cercheresti di aiutarlo a salvarsi, a sopravvivere a questi malintesi.
Io non posso qui discutere chi di noi due abbia ragione o torto: voglio solo dirti che ti amo sempre tanto, che desidero vederti e parlare con te, che sono pronta a riconoscere il mio torto.
Devi apprezzare la mia buona volontà, tesoro grande, e cercare di vincerti; parlo anche per il bene del tuo avvenire, perché non sempre potrai incontrare sul tuo cammino persone disposte a cedere in qualunque momento e a tenderti per prime la mano.

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