8 maggio 2008

Lascia che io ti dia la mano

LXXX

Lascia che io ti dia la mano
Lascia che io ti dia la mano, Carlo; lascia che io ti aiuti a superare il primo ostacolo che ti divide da me: la timidezza. Non era necessario il tuo discorso per capire che sei un uomo timido; così come non sono necessarie giustificazioni per il tuo comportamento.
Devi vincerti, Carlo, devi vincere il senso di gelo che ti attornia: incomincia subito a combatterlo avvicinandoti di più a me, magari con una lettera, se questo ti riesce più facile. Tante volte uno sfogo fa bene, solleva il cuore e rischiara la mente.
Tu mi hai detto che ti piaccio... Che forse... Che tu pensi... E non hai saputo o voluto dirmi di più. Non sono frasi ridicole o sconclusionate come tu puoi credere: sono le frasi di una persona che io so sincera, che ha dalla sua parte uno sguardo profondamente onesto e una voce tremante di emozione.
Io non rido di te, come tu hai potuto pensare con molta cattiveria e sfiducia; non rido perché ti capisco perfettamente e perché da parecchio tempo il mio cuore canta appena ti vede, il mio sangue scorre più veloce nelle vene, appena sente la tua voce.
Le tue poche parole mi hanno resa felice: so che posso sperare, so che anche tu, pur nella tua incertezza, mi hai guardato con interesse e con affetto.
Cerco nei tuoi occhi il giuramento che le tue labbra non hanno ancora detto e spero che tu non deluderai il mio sogno.

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