28 aprile 2008

Claudio carissimo

LXXIII

Claudio carissimo
Claudio carissimo,
che ti ho fatto perché tu mi debba trattare in questa maniera? Domenica, in casa di Lilia, mi hai ignorata per l'intero pomeriggio e hai poi accompagnato a casa un'altra... Perché, Claudio?
Perché forse tu vuoi liberarti della mia infantile infatuazione, come la chiami tu, e farmi soffrire tanto, in modo che io finalmente capisca che il mio posto è lontano da te.
Ma la mia non è una passione infantile, e tu lo sai, perché tu stesso mi hai detto un giorno sulla spiaggia che ero più matura di qualunque altra ragazza della mia età. In quel periodo, Claudio, mi pareva di impazzire dalla gioia.
Tu avevi notato questa piccola ragazza innamorata, mi cercavi sempre, mi guardavi negli occhi, appoggiavi la tua guancia contro la mia quasi ogni sera, ballando nella semioscurità di quel simpatico ritrovo; mi portavi in barca con te per lunghe ore, sotto il sole che ci stordiva.
Che cosa potevo desiderare di più?
L'uomo che da lontano avevo sempre ammirato, l'uomo che per me rappresentava la perfezione e il sogno, mi trattava non più come una ragazzina, ma come una donna adulta e mi mormorava sommesse parole d'amore.
Che è poi accaduto, Claudio?
È stato per colpa mia che ti sei allontanato da me? O forse tu credi che al mare le parole e i gesti abbiano un altro significato? Un altro valore? Non so più cosa pensare, non capisco più niente.
Ma se anche tu avessi deciso di trattarmi ancora dall'alto della tua perfezione, non scacciarmi del tutto; a me basterà guardarti e considerarti ancora l'uomo del mio sogno.
Credimi sempre tua.

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