26 marzo 2008

Mia amata

XLVII

Mia amata
Mia amata,
non siamo dunque tutti uguali? Perché allora ci sono creature sempre felici ed equilibrate, mentre io vedo sempre intorno a me ombre e pericoli?
Sono stanco di questo stato d'animo che da tempo mi logora, ed è per questo che chiedo il tuo aiuto. Non so cosa sia, forse è soltanto il mio animo inquieto a rendermi così incerto, ma da qualche tempo io non vivo più nella gioia completa e fiduciosa dei nostri primi incontri.
Non ho intenzione di calunniarti, Carla, non voglio dir nulla: le mie parole sono solo il grido disperato di un cuore oppresso. Non so nanche dirti con precisione che cos'è che mi opprime: temo anche che queste mie tristezze ti irritino e alla fine ti stanchino.
Si dovrebbe pensare che noi siamo come i giorni: sempre diversi e non tutti ugualmente sereni e gioiosi. Una volta accettato questo, tutto si risolve più positivamente.
Cerca di capirmi, tesoro, cerca di aiutarmi, perché in fondo penso proprio di aver solo bisogno di te.
Ripetimi che nulla è cambiato, amore, dimmelo ancora con il tuo candido sorriso, con la tua dolce e carezzevole voce.
Il mio affetto è tutto per te.

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