8 marzo 2008

Lettera per la festa delle donne

Lettera per la festa delle donne

Festa delle donne? Ma che cosa vuol dire?
Niente. Un bellissimo e dolcissimo niente.
Donne che tutti i giorni dovrebbero essere festeggiate, omaggiate. E non, come capita oggi, con un profumato e allegro ramo di mimosa, no, non così.
Ma con rispetto, amore e pazienza... Perché ci vuole pazienza per essere donne!
E solidarietà e comprensione e fiducia e allegria e passione... Perché ci vuole passione per essere donne!
Donne che quotidianamente vengono depredate, distrutte, umiliate, prese a calci, buttate in qualche angolo, violentate, derise, rese giocattoli da uomini. O meglio, maschi.
Donne. Doni del cielo per voi maschi. Donatrici di vita e di morte.
Donne infelici popolano questo mondo. Donne a cui maschi rubano l’innocenza, la purezza, la libertà, i figli, la mente e il cuore. Binomio indissolubile e feroce.
Donne che tutte le mattine partoriscono, muoiono, preparano pranzi e cene e agghindano i loro volti e corpi per piacere. Piacere agli uomini.
Uomini che vedono le donne come macchinette mute e dispensatrici di piacere. Donne che lavano e stirano i vestiti che voi uomini indossate. Donne che rifanno il letto che per voi e con voi scaldano. Donne che hanno paura del buio, perché nel buio si nasconde sempre una bestia feroce. Donne che scrivono lettere intrise di sentimenti, che piangono sulle macerie di un amore morto o mai nato. Donne che nei secoli hanno imparato ad usare le armi, coscienti però di rimanere sempre vittime.
Donne molestate, costrette a vendersi, con tutta l’anima. Anzi, a svendersi. E credetemi, ci vuole fegato per farlo! Donne che sopportano e superano dolori mostruosi. Donne che per mettere al mondo una vita di pochi chili perdono sonno, capelli, denti, taglia e la libertà.
Perché è vero che i figli sono magici, ma sono anche dei carcerieri, meravigliosi e bellissimi, ma sempre e comunque carcerieri!
Ed è vero che i figli « si fanno in due » ma chi li allatta? Chi li culla? Chi li cura? Prepara per loro tutti i tipi di pappine possibili e immaginabili? Chi? La mamma, la donna, quindi.
Eppure spesso i figli, da ingrati quali sono o siamo, la prima parola che pronunciano è papà! Che ingiustizia! E non nascondiamoci dicendo che « papà è la parola più semplice da dire ». Chi se ne frega: già, chi se ne frega?
La donna, che passa ore su ore a chiedersi « perché ». Non esiste una risposta. Esiste solo l’evidenza dei fatti che, bella o brutta che sia, dice: le donne sono sempre messe da parte, sfruttate, fatte a pezzi, ridotte in poltiglia.
E non solo dai maschi. Che tristezza vedere e sentire donne che si odiano e disprezzano e feriscono e umiliano. Che tristezza e che vergogna.
Dovremmo essere unite, leali tra di noi, fare fronte comune contro i maschi, ma questo non succede mai. Perché?
Perché siamo povere creature che ambiscono al paradiso in terra. Perché siamo incazzate col mondo intero. Perché siamo sole come foglie secche.
Se solo le donne amassero la loro « specie » un pò di più?
E se le donne non si difendono a vicenda e non sono unite e non si rispettano e non, come possono farlo loro, i maschi?
Donne, piccole farfalle colorate e fragili, amatevi un pò di più. Amiamoci un pò di più. La vita è breve, proprio come il nostro battito d’ali.
Festa della donna. Per sempre, tutti i giorni.
Maschi, festeggiatele, ogni attimo della vostra vita.
E questa sera orde di tacchi a spillo infesteranno le città. Orde affamate e violente, disposte a tutto pur di vedere le vostre teste su un piatto d’argento.
L'otto marzo, infinita festa con tanto di palloncini colorati e torte di panna e fragola.

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