3 marzo 2008

Avevo sentito parlare

XXIX

Avevo sentito parlare
Avevo sentito parlare, Clara, di quelle ragazze altere, indifferenti e sempre un poco civette.
Ero certo di giudicarle indegne della mia attenzione e del mio affetto.
Ora tutto è cambiato: tu mi tratti esattamente con la stessa leggerezza che un giorno biasimavo, e io ti adoro ugualmente. Ti seguo, ti penso e ti supplico di aver pietà, senza più un briciolo d'orgoglio.
Ma cosa c'entra l'orgoglio con l'amore?
Un sentimento è nemico dell'altro, io ora sono soltanto innamorato pazzamente di te.
Perché non mi concedi la possibilità di un tentativo? Come puoi rifiutare il mio amore se non lo conosci? Forse qualcuno ti ha parlato male di me?
Non credergli, mia cara, o almeno dimentica ogni cosa del passato. Io sono ormai un essere diverso che rinnega i pensieri e i sentimenti dei giorni passati.
Non riesco a scoprire in te nulla che mi dia pace; né un gesto né un silenzio né una parola. E questo mi fa soffrire.
Certamente io ti cercavo disperatamente da anni senza saperlo, e ora che ti ho trovata, non mi far cadere nel buio che mi spaventa.
Guardami con un sorriso, Clara, un sorriso che possa darmi speranza.
Vorrei tanto pensare che questa corazza di indifferenza sia una posa imposta dai tempi moderni e dall'ambiente in cui sei nata e che frequenti; vorrei tanto pensare che questo sorriso assente nasconda una delicata sensibilità e un commovente pudore. Ma sono soltanto speranze, che tu sola, magari con un cenno, puoi tramutare in realtà.

Nessun commento: