19 febbraio 2008

Mia cara Giusy

XVIII

Mia cara Giusy
Mia cara Giusy,
ieri sera ci siamo lasciati senza una parola. Mi hai appena stretto la mano; ho cercato il tuo sguardo e non l'ò trovato. Tante volte io ti ho guardata in silenzio e tu mi hai sorriso con gli occhi.
Bastava quel sorriso a colmare le mie giornate di felicità.
Invece oggi mi sento infinitamente triste: ma quasi ringrazio il tuo silenzio di ieri. Oggi soffro troppo per tacere ancora: è appunto quel tuo silenzio che mi dà il coraggio di parlarti.
Ti amo, Giusy, e forse per te questa confessione non è una novità; perché non ti sarà certamente sfuggito il tremito delle mie mani al contatto delle tue, il mio desiderio di vederti e di starti sempre il più vicino possibile.
Tante volte sono stato sul punto di parlarti del mio amore: guardavo le tue lunghe ciglia battere sui tuoi occhi, e mi dicevo: "E' l'ora...".
Invece non ho mai osato. Per timidezza? Per paura di un rifiuto?
Non lo so, Giusy cara; io so soltanto che ti penso sempre, che ti vedo come la compagna ideale dei miei giorni e che desidero più di ogni altra cosa al mondo la tua felicità.
A volte mi sembra che tu debba restare per me sempre e soltanto un meraviglioso sogno. Altre volte mi pare di scorgere un tuo sguardo e un tuo sorriso particolari, che mi rendono felice: ma poi il pensiero del futuro aumenta la mia ansia.
Scrivimi, Giusy, e sappimi comprendere anche se sono incapace di esprimermi come vorrei e come tu meriteresti.
Scrivimi che non sono pazzo a guardarti con speranza e devozione.

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